venerdì 22 febbraio 2019

INCREMENTO DI ISCRIZIONI NELLE SCUOLE DI PROVINCIA di Giulia Pia Truda e Federica Concilio


La parola "futuro" fa sempre paura, soprattutto se riguarda le scelte di ragazzi di terza media magari non del tutto consapevoli di quanto la scelta dell’indirizzo scuolastico inciderà sul loro futuro. Infatti la scuola superiore che si sceglie può indirizzare direttamente al lavoro o all'Università, per continuare a studiare. I ragazzi di terza media spesso non hanno sufficienti elementi né una volontà forte per portare avanti la propria idea. Non è raro trovare ragazzi obbligati dai propri genitori a frequentare determinati Istituti senza avere le competenze per farvi parte.
In base ai dati emersi dalla recente preiscrizione, conclusasi il 31 gennaio scorso, sono i licei a registrare un incremento del numero di iscrizioni, fatto sicuramente positivo, che manifesta la voglia da parte dei ragazzi, di iscriversi all'Università.
Un altro fenomeno da registrare, apparentemente in controtendenza, è quello dell'iscrizione alle scuole di provincia che negli ultimi anni sembrano voler sfidare le grandi scuole dei capoluoghi.
Ma quali sono le differenze tra queste due realtà?
A favore delle scuole dei piccoli centri vi è un fattore di vicinanza: i ragazzi infatti, ma soprattutto i genitori, sono più tranquilli nel conoscere il percoso preciso e i mezzi di trasporto di cui usufruire per arrivare a scuola: una sorta di controllo possibile in un territorio conosciuto.
Un’altra peculiarità importante è di una scuola di provincia è la maggiore familiarità tra i professori e gli studenti, e questo può comportare una maggiore iscrizione. Inoltre, poiché il numero di studenti è minore vi è una conoscenza maggiore tra i ragazzi, che determina un ambiente sereno e favorevole allo studio.
Ecco la testimonianza di un’alunna del Liceo scientifico dell’IIS “Margherita Hack” di Baronissi, della classe 4B: << Ho deciso di non iscrivermi in una scuola di città come Salerno, in quanto l’esperienza di mio fratello in una scuola di provincia è stata positiva e, conoscendo già l’ambiente scolastico, ho deciso di seguire le sue orme. Un altro fattore determinante che ha condizionato la mia scelta è stata sicuramente la vicinanza da casa, che mi permette di raggiungere la scuola molto facilmente, a volte anche a piedi>>.
Ecco quindi un altro aspetto fondamentale: il passaparola. Se una scuola funziona, che sia di città o di provincia sono gli studenti nella loro vita di tutti i giorni i testimonial più efficaci di qualunque Open day. E un ambiente piccolo può innescare dinamiche virtuose come il lavoro in equipe, l’attenzione per i più deboli, e, perché no, forme di vigilanza sull’operato personale e su quello del team.

NUOVE DROGHE E NUOVE FORME DI SPACCIO di Riccardo Spadafora e Mario Vietri

Questa è una nuova era anche in relazione alle modalità di assunzione e di spaccio delle droghe.
L'adolescenza si sa, è uno dei periodi più belli e spensierati della nostra vita, ma allo stesso tempo anche uno dei più difficili sia per noi che per i nostri genitori. Durante questi anni di crescita i ragazzi iniziano a vivere le prime esperienze positive e negative.
Spesso i giovani fanno uso di droghe sottovalutando il problema e pensando che far uso di queste sostanze una volta sola, tanto per provare, non avrà conseguenze; ma in realtà una volta entrati in questo tunnel è molto difficile uscirne, soprattutto perchè l'organismo si abitua all'assunzione di tali sostanze e non può più farne a meno. Ultimamente si stanno diffondendo  nuovi tipi di droghe sintetiche, un mix di stupefacenti più o meno pesanti che possono essere fumate, ingerite o iniettate e sono chiamate dai giovani “mischione”. I ragazzi non sanno nemmeno cosa stanno assumendo, per questo la soglia di percezione del rischio si è abbassata notevolmente.
La tossicodipendenza può creare dei cambiamenti nella vita sociale di una persona che è in conflitto con la famiglia e gli amici. Ma quali sono i motivi che spingono i ragazzi a far uso di droghe pur conoscendo le gravi conseguenze che comportano?
Gli adolescenti sono spinti a provare solo per adattarsi alle abituidini del gruppo e per impressionare gli amici; per questo è molto importante stare alla larga da cattive amicizie che ci conducono inevitabilmente sulla cattiva strada.
Queste sostanze possono essere facilmente a disposizione dei ragazzi a causa dello spaccio, dietro il quale c'è la macchina potentissima della "MAFIA".
Il traffico di stupefacenti  in  molti casi viene condotto dai giovani “comandati” dai clan della mafia scelti sia perché non danno nell’occhio che per il minimo rischio in caso di un fermo da parte delle forze dell’ordine.
"Il 25 settembre 1985 Ermanno Corsi ci raccontava su REPUBBLICA dei baby-spacciatori che nei quartieri spagnoli si contavano a centinaia. Nell’articolo, il vicequestore denunciava l’omertà, proprio come il questore di oggi, e si raccontava dei muschilli:
Il più delle volte si tratta di bambini che non raggiungono i dieci anni. Li chiamano “muschilli” perché sono veloci come moscherini. I poliziotti, anche quelli dei reparti speciali, non riescono ad acchiapparli. E poi, se li prendono, non possono arrestarli perché, essendo minorenni, non sono imputabili. «Il dramma è che molte volte le famiglie sono al corrente di questa attività. E invece di proibirla, la incoraggiano». I “muschilli” riescono a portare a casa alla fine di una giornata di spaccio anche centomila lire. "
 Per arginare il problema e limitare i danni, sarebbe necessario ripristinare il dialogo oggi interrotto tra genitori e figli e, soprattutto là dove anche le famiglie sono coinvolte nel fenomeno, potenziare l'efficacia dell'intervento scolastico.

MARIO VIETRI E RICCARDO SPADAFORA IVB



A 100 GIORNI DALLE ELEZIONI EUROPEE: L'ESPERIENZA DI MIKA di Paolo Murino e Francesca Viscolo


A 100 giorni dalle elezioni europee:       l'esperienza di Mika

      Dal 26 maggio di quest’anno ci saranno le votazioni per formare il nuovo parlamento europeo. Esprimere il proprio voto è molto importante in quanto è l'unica possibilità per i cittadini di farsi rappresentare nella definizione delle leggi europee (chiamate direttive) valide anche nei Paesi membri. La camera Ue ha poteri co-decisionali con i governi solo su alcune materie e le proposte di direttive partono dalla Commissione europea. La Commissione, che propone le leggi, e il Consiglio dei governi che le approva, sono  spesso criticati per ambiguità e scarsa trasparenza perché i 28 commissari sono quasi sempre imposti dai loro governi e quindi, spesso, solo formalmente indipendenti. L'Ue però non decide senza controlli esterni che di fatto sono attuati dai giornalisti e dalle loro domande nelle conferenze stampa dei Consigli e alla Commissione; ma i controlli attuali non bastano per evitare comportamenti illeciti o troppo invasivi dei lobbisti che nelle istituzioni Ue sono circa 11 mila.

     C’è poi chi ha scelto l’Europa come Mika, cantante internazionale,  che racconta la sua esperienza dal Libano all' Europa. 
Nato da madre libanese e padre statunistense, si trasferisce con la sua famiglia a Parigi a causa della guerra civile libanese. Hanno scelto l' Europa: <<Volevano una vita diversa da quella che avrebbero potuto offrirci negli Stati Uniti. Lo avevano fatto per noi, per me>> afferma il cantante. <<Non erano rifugiati>>. Infatti avendo il passaporto avrebbero potuto  fare ritorno in America facilmente, e  nel preferire l' Europa agli Stati Uniti i suoi genitori erano guidati da un sogno, da una promessa. Un' anima europea. Quest'anima non appartiene solo a coloro che vivono in Europa, ma a ogni uomo e donna nel mondo.

venerdì 15 febbraio 2019

E' DALLE DONNE CHE NASCE IL MONDO!!

Una Giornata della Memoria al femminile, una donna Premio Nobel racconta la realtà dei profughi, un dossier sulle scienziate dalle cui intuizioni sono partite le sensazionali scoperte.

Lo sguardo delle donne tra shoah scienza e sensibilità per i drammi del nostro tempo.



 Siamo sempre stati abituati ad un mondo che privilegia il genere maschile e solo negli ultimi decenni la comunità mondiale ha cominciato a considerare i pareri e il mondo femminile in sé. Da sempre ci sono state donne desiderose di usufruire dei propri diritti umani, alcune hanno lottato, in silenzio, senza notorietà, per poi vedere il proprio lavoro associato alle firme dei colleghi dell’altro sesso. È importante sapere però che esistono donne che in alcuni campi hanno fatto la storia, più degli uomini stessi. Nell'ultima settimana i media hanno portato alla luce esperienze e fatti ralativi alle donne. La prima è Malala, ragazza pachistana che a 15 venne sparata dai talebani solo per aver sostenuto il diritto delle donne all'istruzione. Una volta guarita, nel 2014 viene insignita del premio Nobel per la pace. Oggi, 21enne, studia ad Oxford economia, filosofia e politica ed ora pubblica un secondo libro, volto ad incoraggiare le ragazze a combattere contro gli stereotipi maschilisti soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il libro vuole anche informare noi occidentali sulla vita dei profughi, uomini e donne, intere comunità con la particolare identità di vivere fuori dalla propria terra, in gruppo, mai integrati nei nuovi territori, capaci di conservare le proprie tradizioni, isole culturali differenti ritagliate, con precarietà e dignità, in terra straniera. Dai giorni nostri però andiamo agli anni ’90, entrando nel mondo della scienza. Infatti, soprattutto in questo campo, il merito delle donne per varie scoperte, è stato usurpato da uomini. È il caso, ad esempio, di Harriet Brooks che scoprì la natura gassosa del radon e illustrò questa scoperta in un articolo firmato con il suo supervisore il quale, pochi mesi dopo, pubblicò un altro articolo, uguale, dal quale il nome della Brooks era scomparso e con il quale guadagnò il premio Nobel nel 1908. Era molto difficile per le donne muoversi nell'ambito scientifico, anche perché non era concesso loro l'ingresso ai laboratori. Anche Lise Meitner, che ipotizzò la scissione dell'atomo, fu costretta a lavorare ai suoi progetti in uno scantinato. Ida Noddack, la quale dimostrò la possibile fissione atomica, usufruiva dei laboratori in veste di accompagnatrice del marito. Queste sono solo alcune delle donne che hanno cambiato il mondo scientifico, ma di molte altre non si conoscono i nomi e i volti, perché totalmente oscurate dagli uomini a loro vicini. Ancora donne a raccontare quest’anno la Shoah in occasione della Giornata della Memoria. Liliana Segre, senatrice a vita, sopravvissuta al genocidio degli ebrei, scrive una lettera dedicata ai giovani, in cui dice che “un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani" affermando l'importanza della memoria a tutela della democrazia. Le donne citate sono solo alcune delle grandi rivoluzionatrici della storia, coloro che ci hanno condotto dove siamo ora, rifiutandosi di obbedire, richiedendo i propri diritti e lottando per un domani migliore per le proprie figlie.


 Federica Concilio e Giulia Truda

venerdì 1 febbraio 2019

RITORNA IL “VIRUS MICIDIALE” DELL’ ANTISEMITISMO? di Francesca Viscolo e Paolo Murino

Eccoci di nuovo nella settimana delle manifestazioni per la Giornata della memoria. Ogni anno questa data, fatta per ricordare all’uomo la sua debolezza morale, raccoglie sollecitazioni per l’attualità. Oggi abbiamo letto un paio di articoli da testate differenti sulla celebrazione per la  Giornata della Memoria.  Il presidente Mattarella per tale evento ha dichiarato che ‘’Auschwitz è il simbolo del male assoluto che alberga nascosto, come un virus micidiale, nei bassi fondi della società e che è pronto a risvegliarsi appena se ne presentino le condizioni.” Continua dicendo che “simboli, linguaggi, riferimenti pseudo culturali, di vecchi e screditati falsi documenti, basati su ridicole teorie cospirazionistiche sono segni di un passato che non deve in alcuna forma tornare e richiedono la nostra più ferma e decisa reazione.”
Parole molto forti quelle del Presidente che lasciano il segno e sembrano proiettare un futuro migliore per la nostra società in cui questo male svanisca del tutto.
In seguito abbiamo fatto dibattito su una comunicazione dell’ Accademia dei Lincei in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali in Italia.  Questa istituzione ci tiene a ricordare le parole del Presidente della Repubblica Scalfaro del 1998:<<Sono passati tanti anni, ma la vergogna rimane>>. Parole che servono a non dimenticare una delle fasi più vergognose della storia italiana dove ‘’tanti uomini di cultura videro nell’ antisemitismo di Stato una maniera per fare carriera, accumulare denaro, sfogare rancori e  invidie. La maggior parte degli italiani considerò le leggi razziali ingiuste, ma non protestò, adattandosi alla volontà del governo, come fosse in preda ad un ipnosi di massa.”

FRANCESCA VISCOLO e PAOLO MURINO IVB

INTERNET E RES PUBLICA di Patrizio De Luca

Oggi, durante il nostro corso Cittadini al tempo dei social abbiamo parlato del rapporto tra internet e politica. Cosa è cambiato in politica da quando i social sono diventati lo strumento di comunicazione più utilizzato?
Assistiamo ai seguenti fenomeni, molti dei quali allarmanti:
la perdita di autorevolezza dei media tradizionali, mediatori di primo grado,
la necessaria velocità nella visualizzazione dei messaggi: per andare incontro ai ristretti tempi di lettura e di attenzione essi devono essere concreti, brevi, colpire nel segno il lettore; di conseguenza il dibattito perde il suo spessore, si semplifica e si banalizza (con attenzione maggiore ai bisogni materiali)
contrariamente a ciò che ci si aspetta si verifica un rafforzamento della struttura del potere, che amplifica i messaggi più popolari: quindi viene consolidato il pensiero unico, controllato e diffuso mediante sistemi di tipo commerciale.
Anche dei tweet o dei post possono trasformarsi in una forma di controllo, perché fanno credere al lettore di essere informato in tempo reale sulla partecipazione alla vita del politico durante la giornata: la quantità delle visualizzazioni supplisce la validità sostanziale del messaggio.
Esistono dei siti come “Meet up’’ che sono nati per essere luogo virtuale incontro tra persone con idee simili.
L’informazione, non sempre corretta e verificata, prevale sulla formazione civica, qualità imprescindibile per una partecipazione consapevole alla vita del Paese.
La comunicazione sul web è caratterizzata dunque da tre punti fondamentali:
La DISINTERMEDIAZIONE: la comunicazione diretta tra politici e cittadini
la SEMPLIFICAZIONE: la riduzione dello spessore dei contenuti, la comunicazione attraverso slogan, con un linguaggio mutuato da quello pubblicitario
la VELOCIZZAZIONE: collegata alla precedente, si basa sull’esigenza di conformarsi ai tempi di utenza tramite web, non più di 30 secondi.

PATRIZIO DE LUCA IIA

SOCIAL E POLITICA VANNO D'ACCORDO? di Mario Vietri




La tecnologia, il web e soprattutto i social stanno sempre di più prendendo piede quale uno strumento che permette a tutti di esporre il proprio pensiero senza vincoli. Sono ormai molti i politici che utilizzano i social network per manifestare le proprie idee politiche, ma anche per mostrare la propria vita privata e fare dichiarazioni su argomenti di vario genere.
E' vero, negli ultimi anni l'informazione è cambiata, infatti sono sempre meno le persone che acquistano quotidianamente un giornale o seguono programmi televisivi; tramite internet siamo continuamente in contatto con tutto e tutti.
Ma cosa cambia nell'informazione? Sostanzialmente la velocità e la maggiore concretezza sono i due aspetti che suscitano l'interesse del lettore e fanno preferire i social ai classici media. Possiamo dire che internet e il web in generale sono il futuro, per questo se usati per scopi ben precisi possono essere molto utili. Di recente è stato fatto un sondaggio in Brasile mediante voto online; il risultato è stato positivo e ci proietta inevitabilmente verso questa strada. Penso che la politica diffusa attraverso i social possa rappresentare un'opportunità per cercare di avvicinare i giovani a questo mondo finora a molti estraneo.

MARIO VIETRI IVB

I SOCIAL SONO STRUMENTI UTILI PER IL DIBATTITO POLITICO? di Riccardo Spadafora


Ormai i social sono utilizzati per tutto: per diffondere notizie politiche, notizie sportive, gossip.
Sempre meno vengono acquistati giornali o riviste tradizionali, l’informazione passa sempre più spesso dal web. I social possono avere sia aspetti positivi che negativi all'interno del dibattito politico. Certo la notizia può essere dissusa e appresa molto più velocemente da tutti. E' utile anche per avere uno scambio di idee con un esponente politico con il quale sarebbe impossibile avere un contatto diretto, in prima persona.
Gli aspetti negativi del web possono in sintesi individuati nella logica commerciale che li caratterizza. Attraverso sistemi di controllo, i gruppi politici possono acquistare, secondo il proprio peso economico, dei database con moltissime informazioni sui cittadini. In questo modo il cittadino, attraverso la sua tracciabilità mediatica, è vulnerabile e manovrabile in qualche modo, perchè controllato nei suoi gusti, nei suoi interessi e acquisti. Il politico è diventato un "esperto del marketing".
E ancora...Molte volte i post sembrano darci una notizia in tempo reale ma la sostanza delle informazioni è nulla.
Sono tuttavia pochi i cittadini che vanno alla ricerca della notizia onesta e completa.
Io penso che i social siano molto utili perchè consentono a tutti di avvicinarsi alla politica, e di raggiungere e coinvolgere nel dibattito anche le nuove generazioni.
Il social però deve essere utilizzato in modo intelligente e produttivo, per comunicare e informarsi, ma con la giusta necessaria consapevolezza dei limiti attuali, cercando modalità costruttive di crescita e confronto.
RICCARDO SPADAFORA 4B

MEDIA O SOCIAL MEDIA? di Francesca Viscolo



Da anni ormai internet è diventato quotidianità per la grande maggioranza dei cittadini, cambiando radicalmente il nostro approccio alla sfera politica.
Un aspetto significativo dell’informazione attuale si concretizza nel venir meno dell'autorevolezza dei media tradizionali,come giornali e telegiornali, acquisita piuttosto dai social che utilizzano un mezzo più immediato per apprendere notizie. Però se da un lato questo può sembrare una cosa positiva in quanto una notizia si diffonde in modo più immediato, da un altro questa immediatezza porta ad escludere l'aspetto teorico e il dibattito, fondamentali nel mondo politico.
Questo potrebbe portare certo ad una pluralizzazione dei punti di vista ma in realtà i meccanismi della rete non fanno altro che produrre una omologazione intorno al pensiero che ha maggiore seguito.
Il web può diventare anche strumento diretto di democrazia, con l’evote. Utilizzato per la prima volta in una regione del Brasile per raccogliere il parere degli elettori in materia economica, e in Estonia come nuovo sistema di consultazione elettorale, l’evote solleva una serie di interrogativi. Il monitoraggio dei risultati ha mostrato che solo il 7% in più degli elettori tradizionalmente coinvolti ha partecipato. Costoro erano persone che avevano dimestichezza con l' informatica e non erano in realtà molto interessati alla politica; quindi tra social e politica non c'è sempre concordanza.
Secondo il mio pensiero ci sono vie praticabili di utilizzo dei social in politica, ma con la giusta moderazione del dibattito, che spesso raggiunge toni poco civili, disciplinando gli interventi e senza abbandonare i tradizionali sistemi di informazione.


Francesca Viscolo IVB

E’ DAVVERO EFFICACE L’E-DEMOCRACY? di Giulia Pia Truda


La diffusione dei social network a tutti i livelli ha coinvolto anche la sfera politica, che utilizza il web ormai come canale preferenziale.
Uno dei mezzi più utilizzati per l’estensione del pensiero politico è la “Democrazia Digitale” meglio conosciuta come “e-democracy”. Essa è una forma di democrazia diretta (termine finora utilizzato quasi esclusivamente per i referendum), che si avvale delle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle consultazioni popolari o nella partecipazione politica.
Ma quali sono i problemi che comporta questa nuova forma di diffusione politica?
Molti sono i punti deboli dell’e-democracy.
Essa utilizza uno spazio virtuale, che permette certo l’abbattimento dei limiti geografici. Tuttavia ciò avviene rendendo superfluo il contatto diretto, quella relazione fatta di scambio in tempo reale, limitando forse qualitativamente il dibattito.
Non si può negare che il confronto via social permette una maggiore diffusione e una partecipazione superiore in termini numerici, ma la qualità e la dignità di questa partecipazione sono garantite?
Un'altra conseguenza delle trasformazioni socio-politiche in atto è la modificata funzione degli intermediari, quali sono stati per lungo tempo i giornalisti della carta stampa e della televisione. Costoro, non solo informavano, ma davano anche indicazioni su come interpretare le informazioni ricevute. Ad oggi sta subentrando un rapporto sempre più diretto tra politici ed elettori, reso possibile attraverso le nuove tecnologie di informazione e specialmente i social network. C’è da chiedersi però in modo critico e consapevole se essi non ci offrano in realtà un’illusione di democrazia, facendoci credere che la essa possa esercitarsi solo nella possibilità di interagire con un post di poche righe.
La questione resta aperta. E’ certo però che, in questo intricato labirinto pieno di trappole rappresentato dal connubio tra politica e social, solo un’informazione libera e consapevole che preceda e accompagni lo scambio madiatico si presenta come antidoto alla banalizzazione del confronto e all’appiattimento della propria visione della realtà


Giulia Pia Truda IVB

Social-politica di Paolo Murino



Con l'avvento di internet il metodo di diffusione del pensiero politico è radicalmente cambiato: dai giornali alla televisione si passa al nuovo mondo del web e dei social. Questo ha permesso a moltissime persone di informarsi e di entrare a far parte della sfera politica a cui prima magari erano completamente estranee. Ma insieme a queste conseguenze che possono sembrare positive recenti studi sociologici mettono in luce nuovi comportamenti dei cittadini. Infatti questa maggiore possibilità di informazione ha causato una sorta di pigrizia da parte del cittadino che si è abituato a trovare sul profilo social del suo partito o politico preferito notizie e commenti che quasi mai vengono confrontati e verificati. Tutto questo non ha fatto altro che aumentare il fenomeno del populismo e ha facilitato la diffusione della comunicazione politica delle promesse, fatta di slogan e volta a colpire l’elettore nella sua emotività e nei suoi bisogni principali.


Paolo Murino IVB

E-DEMOCRACY: FREGATURA O VANTAGGIO? di Federica Concilio


Con l’avvento della diffusione mediatica della politica, la democrazia è diventata e-democracy (democrazia online) con lo scopo di far arrivare in tempo reale le notizie politiche ad una cerchia più ampia di persone rispetto al metodo di diffusione tradizionale, che prevedeva la funzione mediatrice di un giornalista intento a carpire ogni parola del politico.
La vita politica del Paese può migliorare o peggiorare attraverso l’uso dei social?
Sono molti e discordi i pareri al riguardo. Analizziamo dunque i pregi e i difetti della e-democracy.
Uno dei vantaggi è rappresentato dalla possibilità per il cittadino di essere interlocutore attivo nel dibattito, attraverso la partecipazione democratica e diretta online. Migliaia di cittadini infatti, condividono idee e soluzioni, attraverso sistemi operativi, per creare un Paese migliore. Si condividono e si discutono temi che riguardano il nostro futuro, dalla giustizia alle tasse, dalla sicurezza al lavoro, attraverso l’espressione di un parere partecipato. Una forza politica che si presenta ad elezioni nazionali con soluzioni scelte direttamente dai cittadini, permette di rispondere alle esigenze delle persone comuni, contrapponendosi ai soliti programmi politici condivisi da poche persone sedute ai tavoli del potere economico. Nonostante gli evidenti vantaggi, nel 2012, in Brasile, vi è stata una votazione con il fine di valutare l’incremento dei votanti rispetto alle votazioni tradizionali. In effetti questo incremento c’è stato, ma ha registrato solo il 7% in più di votanti, dimostrando una lieve e ininfluente variazione, tenendo anche conto del fatto che i votanti in più erano giovani, non interessati all’esito della votazione e che non si sarebbero pronunciati se questa non fosse avvenuta online.
Il difetto sostanziale della politica su internet è l’aumento dell’aspetto materiale della diffusione mediatica che utilizza una certa superficialità del dibattito e una minore concretezza del tema, con lo scopo di colpire, anche solo con un titolo, l’utente nei suoi bisogni, lasciando dietro l’aspetto teorico del dibattito. Infatti i social tendono a velocizzare le informazioni tralasciando talvolta la veridicità delle notizie. A questo punto poi prendono piede le fake news, che mettono in primo piano la notizia senza pesare la loro attendibilità. Il fenomento della post verità prevede che la notizia sia lanciata sul web, poi diffusa a tappeto, infine verificata ed eventualmente smentita. Sarebbe interessante studiare questo singolare e pervasivo fenomeno, rilevatore di un’operazione, più consapevole e finalizzata di quanto si possa immaginare, volta a abituare l’opinione pubblica a reazioni istintive ed emotive. Attraverso i titoli ad effetto infatti, il cittadino si fa prendere dall’aspetto sentimentale e personale.
A questo punto io credo che la e-democracy sia una buonissima cosa se usata correttamente. Infatti il fatto che vengano coinvolte molte più persone è una cosa positiva. Il limite del dibattito su rete è costituito dalla difficoltà diffusa di mantenere un rispettoso equilibrio in presenza di pensieri discordi. Ma questo non accade, anzi, si assiste spesso alla censura di commenti scomodi che vanificano il diritto di parola e pensiero sancito dalla Costituzione.
CONCILIO FEDERICA IVB

CITTADINO CONSAPEVOLE di Mario Vietri

Oggi è stato l'ultimo incontro del progetto 'Cittadini ai tempi del social' che ci ha permesso con l'aiuto della prof.Palmie...