La
diffusione
dei social network a
tutti i livelli ha coinvolto anche la sfera politica, che utilizza il
web ormai come canale preferenziale.
Uno
dei mezzi più utilizzati per l’estensione del pensiero politico è
la “Democrazia Digitale” meglio conosciuta come “e-democracy”.
Essa è una
forma di democrazia diretta (termine
finora utilizzato quasi esclusivamente per i referendum),
che si avvale delle moderne tecnologie dell’informazione e della
comunicazione nelle consultazioni
popolari o nella partecipazione politica.
Ma
quali sono i problemi che comporta questa nuova forma di diffusione
politica?
Molti
sono i punti deboli
dell’e-democracy.
Essa
utilizza uno spazio
virtuale, che permette certo
l’abbattimento dei limiti geografici. Tuttavia
ciò avviene rendendo
superfluo il contatto diretto, quella relazione fatta di scambio in
tempo reale, limitando forse qualitativamente il dibattito.
Non
si può negare che il confronto via social
permette una maggiore diffusione e una
partecipazione superiore in termini numerici, ma
la qualità e la dignità di questa partecipazione sono garantite?
Un'altra
conseguenza delle
trasformazioni socio-politiche in atto
è la
modificata funzione degli
intermediari, quali
sono stati per lungo tempo i giornalisti
della
carta stampa e della televisione. Costoro, non solo informavano, ma
davano anche indicazioni su come interpretare le informazioni
ricevute. Ad oggi sta subentrando un rapporto sempre più diretto tra
politici ed elettori, reso possibile attraverso le nuove tecnologie
di informazione e specialmente i social network. C’è
da chiedersi però in modo critico e consapevole se essi non
ci offrano
in
realtà
un’illusione
di
democrazia,
facendoci credere che la essa
possa esercitarsi
solo nella possibilità di interagire con un post di poche righe.
La
questione resta aperta. E’ certo però che, in questo intricato
labirinto pieno di trappole rappresentato dal connubio tra politica e
social, solo un’informazione libera e consapevole che preceda e
accompagni lo scambio madiatico si presenta come antidoto alla
banalizzazione del confronto e all’appiattimento della propria
visione della realtà
Giulia
Pia Truda IVB
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