venerdì 22 febbraio 2019

NUOVE DROGHE E NUOVE FORME DI SPACCIO di Riccardo Spadafora e Mario Vietri

Questa è una nuova era anche in relazione alle modalità di assunzione e di spaccio delle droghe.
L'adolescenza si sa, è uno dei periodi più belli e spensierati della nostra vita, ma allo stesso tempo anche uno dei più difficili sia per noi che per i nostri genitori. Durante questi anni di crescita i ragazzi iniziano a vivere le prime esperienze positive e negative.
Spesso i giovani fanno uso di droghe sottovalutando il problema e pensando che far uso di queste sostanze una volta sola, tanto per provare, non avrà conseguenze; ma in realtà una volta entrati in questo tunnel è molto difficile uscirne, soprattutto perchè l'organismo si abitua all'assunzione di tali sostanze e non può più farne a meno. Ultimamente si stanno diffondendo  nuovi tipi di droghe sintetiche, un mix di stupefacenti più o meno pesanti che possono essere fumate, ingerite o iniettate e sono chiamate dai giovani “mischione”. I ragazzi non sanno nemmeno cosa stanno assumendo, per questo la soglia di percezione del rischio si è abbassata notevolmente.
La tossicodipendenza può creare dei cambiamenti nella vita sociale di una persona che è in conflitto con la famiglia e gli amici. Ma quali sono i motivi che spingono i ragazzi a far uso di droghe pur conoscendo le gravi conseguenze che comportano?
Gli adolescenti sono spinti a provare solo per adattarsi alle abituidini del gruppo e per impressionare gli amici; per questo è molto importante stare alla larga da cattive amicizie che ci conducono inevitabilmente sulla cattiva strada.
Queste sostanze possono essere facilmente a disposizione dei ragazzi a causa dello spaccio, dietro il quale c'è la macchina potentissima della "MAFIA".
Il traffico di stupefacenti  in  molti casi viene condotto dai giovani “comandati” dai clan della mafia scelti sia perché non danno nell’occhio che per il minimo rischio in caso di un fermo da parte delle forze dell’ordine.
"Il 25 settembre 1985 Ermanno Corsi ci raccontava su REPUBBLICA dei baby-spacciatori che nei quartieri spagnoli si contavano a centinaia. Nell’articolo, il vicequestore denunciava l’omertà, proprio come il questore di oggi, e si raccontava dei muschilli:
Il più delle volte si tratta di bambini che non raggiungono i dieci anni. Li chiamano “muschilli” perché sono veloci come moscherini. I poliziotti, anche quelli dei reparti speciali, non riescono ad acchiapparli. E poi, se li prendono, non possono arrestarli perché, essendo minorenni, non sono imputabili. «Il dramma è che molte volte le famiglie sono al corrente di questa attività. E invece di proibirla, la incoraggiano». I “muschilli” riescono a portare a casa alla fine di una giornata di spaccio anche centomila lire. "
 Per arginare il problema e limitare i danni, sarebbe necessario ripristinare il dialogo oggi interrotto tra genitori e figli e, soprattutto là dove anche le famiglie sono coinvolte nel fenomeno, potenziare l'efficacia dell'intervento scolastico.

MARIO VIETRI E RICCARDO SPADAFORA IVB



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