martedì 22 gennaio 2019

DIZIONARETTO ESSENZIALE DELLA DEMOCRAZIA di Paolo Murino e Francesca Viscolo


DIZIONARETTO ESSENZIALE DELLA DEMOCRAZIA


Assemblea costituente
Per assemblea costituente si intende generalmente un’assemblea eletta per lo più a suffragio ampio, se non universale, ed incaricata di redigere una Costituzione. Nella storia italiana, abbiamo in particolare l'Assemblea costituente eletta nel 1946 a suffragio universale, incaricata di elaborare la Costituzione italiana vigente, entrata in vigore nel 1948.
Costituzione
Il termine costituzione deriva dal latino constitutio-onisconstituĕre «costituire»La struttura essenziale dello stato, cioè l’insieme delle istituzioni che ne determinano l’ordinamento supremo; in particolare, l’insieme delle norme giuridiche e legislative fondamentali che tracciano le linee maestre dell’ordinamento dello stato.

Democrazia
Il termine democrazia deriva dal greco δημοκρατία, composto di δῆμος «popolo» e κρατία «crazia». È una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi, quindi una forma di governo che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzi di rappresentanze elettive e che garantisce ad ogni cittadino la partecipazione all’esercizio del potere pubblico.

Referendum
Il termine deriva dal verbo latino referre "riferire" e in particolare dalla locuzione ad referendum "per riferire". Il referendum rientra tra gli istituti di partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia ed è un istituto giuridico per il quale è consentita o richiesta al corpo elettorale una decisione su singole questioni.

Referendum istituzionale
Il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 fu decisivo per la scelta della forma di stato da dare all'Italia dopo la Seconda guerra mondiale. I risultati del referendum furono i seguenti: 54% a favore della repubblica contro il 46% a favore della monarchia.


Repubblica

Il termine repubblica deriva dal latino res publica 'cosa pubblica', quindi 'stato, governo' e rappresenta uno Stato non monarchico. Il termine fu usato originariamente per indicare il regime che fu in vigore a Roma dalla cacciata dei re (509 a.C.) fino alla battaglia di Azio (31 a.C.), fu ripreso poi per indicare forme analoghe di Stato. Nell’uso moderno è una forma di governo in cui il potere politico è esercitato da organi rappresentativi del popolo o di una parte di esso e il capo dello Stato, con poteri più o meno estesi, è organo elettivo e temporaneo.
Suffragio
Sull'etimologia del termine ci sono due ipotesi: la prima è che derivi dal latino suffragium che significa “fragore”, l’altra ipotesi è che derivi da suffragari che è ritenuto connesso con frangere “rompere”. Con suffragio si intende la manifestazione della propria volontà in un’assemblea mediante un voto. Viene utilizzato per l’elezioni dei propri rappresentanti del popolo negli organi legislativi e amministrativi o per un referendum, il diritto di voto è esteso a tutti i cittadini maggiorenni.



Le parole della falsa democrazia

Demagogia
In origine era, genericamente, arte di guidare il popolo; in seguito (già presso gli antichi Greci), la pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, specialmente economiche, con promesse difficilmente realizzabili. Nella storia del pensiero politico il termine risale alla tipologia aristotelica delle forme di governo, nella quale rappresenta un aspetto degenerativo o corrotto della politèia, per cui si instaura un governo dispotico delle classi inferiori dominato dai demagoghi, che sono definiti da Aristotele «adulatori del popolo».


Populismo
Atteggiamento ideologico che, sulla base di principi e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con significato più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, è forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione. In ambito artistico e letterario, rappresentazione idealizzata del popolo, considerato come modello etico e sociale.
Il termine deriva dall'inglese populism 'populista' ed è un movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizi del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria, un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, specialmente dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.


Paolo Murino 4B
Francesca Viscolo 4B


giovedì 17 gennaio 2019

Breve storia della carta fondamentale


LA COSTITUZIONE
Breve storia della carta fondamentale

Al giorno d'oggi molti sono i dubbi che abbiamo sul nostro paese e sulla politica che ci governa, e poche sono le risposte che ci vengono fornite, relative a questi dubbi. L'argomento che tratteremo in questo articolo è proprio la Costituzione. Essa entra in vigore il 1° Gennaio 1948 e con essa prende vita l'ideale di Repubblica che era coltivato dagli italiani più formati politicamente.
Ma com'è nata la Costituzione? Di cosa si tratta in realtà?
Per rispondere a queste domande basta tornare indietro ad una data fondamentale che è il 2 Giugno 1946, giorno del referendum istituzionale, in cui gli italiani sono stati chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica. Tale data viene ricordata ancora oggi poiché si ebbe una rivoluzione per il nostro paese. Infatti per la prima volta al voto non vi furono solo gli uomini, ma anche le donne le quali ottennero in diritto al voto dando vita così al suffragio universale. In questo Referendum la Repubblica vinse contro la Monarchia con il 54% dei voti, dimostrando una flebile seppur evidente voglia di cambiamento da parte degli italiani.
Ma ora parliamo di ciò che è in realtà la Costituzione: essa è l’insieme delle leggi fondamentali dello Stato, il suo programma, a cui tutte le altre leggi devono conformarsi.
Il testo definitivo venne approvato dall'assemblea costituente il 22 Dicembre 1947 e firmato il 27 dicembre da tre figure fondamentali della storia italiana:
·       Enrico De Nicola (Capo di Stato provvisorio);
·        Alcide De Gasperi (Presidente del Consiglio dei Ministri);
·        Umberto Terracini (Presidente dell’Assemblea Costituente). 
Ma cosa c'era prima della Costituzione italiana e da cosa deriva?
Per capire come nasce la Costituzione è necessario definire il contesto storico in cui l'Italia si trovava. Arriviamo così al 1848, anno in cui Carlo Alberto di Savoia aveva concesso lo Statuto Albertino, il quale, a differenza della nostra Costituzione, è formato da leggi flessibili e manipolabili. Infatti nel 1922 con l'ascesa del fascismo, Mussolini, esponente di tale movimento, stravolge lo Statuto, eliminando poco a poco i diritti inviolabili dei cittadini. Ritornando alla Costituzione Italiana, possiamo considerarla come una norma superiore a tutte le altre, una vera e propria "Super Legge". Essa infatti si presenta come un insieme di leggi rigide (che possono essere modificate esclusivamente tramite approvazione di leggi costituzionali come previsto dall’art, 138) e si divide in tre sezioni:
·        Principi Fondamentali (dal 1° al 12° articolo);
·        Diritti e i Doveri (dal 13° al 54° articolo);
·       Ordinamento dello Stato (dal 55° al 139° articolo).
La Carta Costituzionale in Italia è una legge "scritta, rigida, votata, compromissoria, democratica e programmatica". Essa è:
·       ''scritta'' poiché tutte le norme, i diritti, i doveri e l'ordinamento dello Stato sono scritti senza norme accettate e tramandate oralmente;
·       ''votata'' in quanto rappresenta un patto tra rappresentanti del popolo italiano, ma soprattutto perché è stato il popolo a votare questo documento;
·       “rigida” perché, essendo la fonte di gerarchia del nostro diritto, tutte le disposizioni aventi forza di legge che entrano in contrasto con la Costituzione, sono rimosse con un procedimento disposto dalla Corte costituzionale;
·       “compromissoria” in quanto è il frutto di una collaborazione tra tutte le forze politiche uscenti dalla Seconda Guerra Mondiale: è il gesto finale della liberazione dal Fascismo con un confronto aperto e democratico nonostante le posizioni di partenza siano diametralmente opposte;
·       “democratica” perché il concetto “sovranità popolare” trova ampio spazio, così come hanno un ruolo di rilievo sia i sindacati che i partiti politici;
·       “programmatica” poiché rappresenta un programma e gli obiettivi che tutte le forze politiche devono sforzarsi di attuare, attraverso provvedimenti legislativi che non entrino in contrasto con le disposizioni costituzionali.

Ma perché un insieme di leggi è così importante per l'Italia e la sua comunità?

La risposta è molto semplice ma non scontata. Infatti la Costituzione delinea l'identità della nostra Repubblica ed ha il compito di difendere e garantire i diritti di tutti i cittadini. Ciò è evidente anche nell' art.3 della stessa Costituzione che dice:
"E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
A tal proposito si esprime anche uno dei padri costituenti, Piero Calamandrei, in un discorso ai giovani del 1955, dicendo che solo quando sarà raggiunto il pieno sviluppo della persona umana, dando lavoro, scuola, e una giusta retribuzione a tutti, si potrà dire che l'identità dell'Italia (Repubblica fondata sul lavoro) verrà rispettata.

                                         
                                              Federica Concilio
                                              Giulia Pia Truda

mercoledì 16 gennaio 2019

Pillole di pensiero democratico. Due voci risuonano dal passato a sollecitare il nostro impegno.



“A me della politica non importa nulla”. “La politica è una brutta cosa”. “Io di politica non capisco un granché e non voglio saperne nulla”. Quante volte abbiamo sentito queste frasi pronunciate dai giovani? Tante, tantissime volte. Eppure non c’è nulla di più sbagliato perché la politica ci riguarda in prima persona. A dirlo prima di tutti è stato Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione italiana, nel famoso Discorso agli studenti del 1955. Sì, è vero, soprattutto quando si è più giovani, gli interessi sono tanti, le cose belle da vedere e da godere non sono di certo legate alla politica. Ma dobbiamo evitare la totale indifferenza perché la Costituzione, la madre di tutte le leggi italiane, è destinata a rimanere vuota e priva di significato senza la partecipazione e la vigilanza di  tutti i cittadini. Va sempre nutrita con il contributo di tutti perché appartiene al popolo e per evitare che possa finire nelle mani di una o di poche persone.
Il suo pensiero è attuale e pieno di semi che nel tempo hanno germogliato. Ci invita a non rimanere indifferenti e a essere in prima linea personalmente. Calamandrei utilizza una metafora molto efficace per descrivere l’importanza dell’impegno singolo e di tutti: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”. Di conseguenza, senza il coinvolgimento dei cittadini, gli sforzi dei padri fondatori nello scrivere la Costituzione, nella rimozione delle disuguaglianze e nel garantire a tutti le stesse condizioni di partenza in ambito lavorativo e scolastico, si rivelerebbero inutili. Così come il sacrificio dei giovani che hanno combattuto nella Seconda guerra mondiale e sono morti affinché questa Carta potesse essere scritta. Ecco la voce di Calamandrei con tutta la sua forza: “Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti”.
Libertà è insomma partecipazione costante ed è coinvolgimento continuo. Non è un traguardo da dare per scontato, ma è una conquista quotidiana. Diciotto anni dopo il Discorso agli studenti è stato il cantautore milanese Giorgio Gaber a mettere in musica il concetto di libertà insieme a quello di partecipazione. E lo ha fatto in modo mirabile: “La libertà non è star sopra un albero. Non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione”. Sono affermazioni che sembrano pronunciate proprio in questo momento. Libertà per Gaber non significa fare ciò che si vuole o delegare ad altri le decisioni da prendere. Vuol dire partecipazione alla vita politica e sociale e far parte di una comunità. Gaber e Calamandrei sono due dei nostri sicuri punti di riferimento dai quali partire per sentirci parte della società. 
Riccardo Spadafora e Mario Vietri  4B

CITTADINO CONSAPEVOLE di Mario Vietri

Oggi è stato l'ultimo incontro del progetto 'Cittadini ai tempi del social' che ci ha permesso con l'aiuto della prof.Palmie...